Anello della montagna di mezzo 1

Caratteristiche del percorso

Lunghezza: 15.6 km Dislivello in salita: 1274 m Dislivello in discesa: 1273 Durata: 3h00 - 4h00

Inquadramento

Ci troviamo sul fianco destro della Valbelluna in un territorio di transizione fra i primi rilievi delle Dolomiti Bellunesi e l’ampia valle scavata dal Fiume Piave. Lateralmente si incontrano dalle incisioni perpendicolari all’andamento della Valbelluna operate del Torrente Caorame e del Torrente Salmenega. Il versante si presenta in questa fascia scalinato con alcune aree pianeggianti o poco pendenti dove si sono concentrate le attività agricole favorite dalla esposizione, e dall’alternarsi di fasce pianeggianti prative separate da zone più acclivi solitamente coperte da vegetazione. Nelle fasce più basse di quota dominano zone semipianeggianti e collinari con campi coltivati alternati ad estesi prati e diffusi filamenti boschivi; nelle zone più montuose sono diffusi dei limitati prati alternati a boschi cedui e diffusi affioramenti rocciosi; nelle zone prossimali alle pareti prendono corpo ampi boschi di conifere che a volte lasciano spazio a residuali pascoli di alta quota. Il sentiero si sviluppa sulla fascia pedemontana e submontana salendo fino ad intersecare la Valle di Sant’Agapito alla base del Monte Palmar. Trattasi di un territorio che dalle pendici rocciose del Gruppo del Cimonega degrada progressivamente verso l’attuale corso del Fiume Piave e in cui spiccano insediamenti umani intervallati da un’articolata orditura di coltivi e boschetti ripariali. In questo ambito si sviluppa una notevole varietà di situazioni ambientali a cui l’azione dell’uomo si è adattata nei secoli attraverso un continuo processo di trasformazione.

SINTESI DEI VALORI

L’assetto del territorio ha da sempre favorito l’insediamento umano sia per l’esposizione favorevole, sia per la presenza diffusa di sorgenti e risorse prative e boschive utili al consolidamento di pratiche agricole che hanno garantito la sussistenza alle popolazioni che qui si sono avvicendate nel corso della storia. Ancora oggi l’area risulta abitata e frequentata. Nonostante l’abbandono di molte attività un tempo dominanti e l’affrancarsi di nuovi stili di vita molti tratti tipici della ruralità bellunese sono stati conservati o quantomeno ne restano numerose tracce. Cesiomaggiore ha una storia antica che affonda le sue radici in epoche pre romane. La popolazione ha una forte identità che prende forma nella cura del territorio e nel mantenimento di tradizioni molto antiche, capaci ancora in certi periodi dell’anno di aggregare le persone attraverso rievocazioni e pratiche condivise che danno un senso di resistenza e appartenenza comunitaria molto forti. Nel territorio sono presenti due musei di grande valore, il Museo Etnografico della Provincia di Belluno (Seravella) e il Museo della Bicicletta Toni Bevilacqua che spiccano per la qualità degli allestimenti e per il notevole valore documentale. Il territorio del Comune di Cesiomaggiore si sviluppa ai piedi e dentro i confini del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi e del Patrimonio Mondiale Dolomiti UNESCO, dando la misura del pregio dei valori naturalistici ed ambientali propri di questi luoghi.

Gli insediamenti umani si sono impostati lungo le principali direttrici di trasferimento (antiche vie di passaggio) concesse dagli andamenti fisiografici del territorio, alla ricerca di agevoli passaggi ma anche in funzione di alcune necessità (osservazione e vedetta, disponibilità di superfici agricole più facilmente lavorabili, disponibilità di sorgenti e corsi d’acqua, disponibilità di altre risorse). Si evidenzia quindi un mutuo rapporto di scambio fra comunità umane e ambiente che prende forma nella diffusione degli insediamenti nella fascia di contatto tra i ripiani e i pendii, dove si è impostato il paesaggio agrario di Cesiomaggiore.

Gli aggregati risultano sempre distanziati in modo congeniale per permettere l’espressione migliore di un’economia rurale basata sull’autosufficienza dei singoli nuclei. L’organizzazione insediativa segue le curve di livello allungandosi su lineamenti specifici ed approfittando dell’esposizione favorevole all’adeguato soleggiamento. In alcuni casi le unità si legano le une alle altre lateralmente e si vengono a formare aggregati lineari con corti comuni gestite solitamente da famiglie. I luoghi di aggregazione erano dati dagli spazi dell’agire quotidiano come ad esempio le piazze, le stalle, i lavatoi, le fontane e gli abbeveratoi, luoghi di socializzazione per eccellenza, dove la comunità poteva confrontarsi su necessità e varie questioni di interesse collettivo.

Molte delle tracce del passato leggibili nel tessuto paesaggistico sono legate all’”economia del fieno”. Infatti, attraverso una rete di strade, sentieri e mulattiere, le malghe di alta quota erano raggiunte a inizio estate ed abbandonate con la pratica della “desmontegada” nelle stagioni non propizie. Nel salire in malga (periodo primaverile tardo), ma anche nello scendere (autunno), esisteva un luogo di sosta intermedio dato dalle così dette “maiolere” (frequentate appunto dal mese di Maggio) dove, in attesa delle fioriture alle quote più elevate, si approfittava dei primi germogli e dove si svolgevano anche piccole produzioni zootecniche. Si seguiva l’erba nel suo risveglio e nel suo scomparire.

LISTEN mucche al pascolo:


La comunità di Cesio si specializzò fra le altre cose nella lavorazione della pietra a partire dall'attività di estrazione che avveniva in vicine cave dove materiali di grande qualità affioravano in modo favorevole. Molti raffinati scalpellini venivano proprio da Cesio e queste maestranze furono spese anche all'estero nei periodi difficili che videro il diffondersi dell'emigrazione come unica possibilità di sopravvivenza per interi nuclei famigliari.

L’origine delle forme del versante

Durante l’ultima glaciazione (Würm da circa 110.000 a 11.000 anni fa) e alla fine della stessa con il ritiro del ghiacciaio del Piave, sui fianchi della Valbelluna si è impostato un modellamento che ha permesso la formazione di morfologie dolci e smussate con gradinature allungate che sono riscontrabili in tutto il fianco pedemontano a partire da circa 800-600 metri di quota fino a giungere al fondovalle.

Sul versante dove sorge Cesiomaggiore sono infatti diffusi i depositi glaciali, quasi sempre ben conservati e spesso rimaneggiati dagli apparati fluvioglaciali che scaturirono dalle masse di ghiaccio durante il discioglimento. A queste quote i corsi d’acqua potevano incidere un substrato roccioso facilmente modellabile costituito dalle tenere marne e areniti del Terziario, ed anche quest’aspetto ha permesso la conservazione delle forme con gli evidenti paleoalvei oggi inerbiti e contenuti da terrazzi allungati in direzione circa est-ovest. Queste forme sono sufficientemente profonde e continue da lasciare immaginare le linee di flusso degli antichi corsi d’acqua che derivavano dai ghiacciai.

La Linea di Belluno è una struttura tettonica che taglia tutto il fianco meridionale delle Vette Feltrine e in parte delle Dolomiti Bellunesi. Semplificando è un esteso e profondo piano immergente verso nord che ha ospitato un sovrascorrimento di rocce antiche sopra rocce più giovani. Le rocce più deformabili rispondono a questa compressione sviluppando una serie di pieghe e raccorciamenti lungo tagli minori. Le rocce così impilate spesso vengono a trovarsi verticalizzate offrendo al versante i piani di strato come muri lisci, placche fortemente inclinate che si prestano bene all'esplorazione e alla cavatura.

In corrispondenza del tetto della Maiolica (Cretacico), del Rosso Ammonitico (Giurassico) e della Formazione di Fonzaso (Giurassico) che contengono pregiati termini rocciosi caratterizzati anche da calcari nodulari compatti, l'uomo ha saputo impostare nei secoli una raffinata attività di estrazione di conci e lastre e contestualmente della lavorazione della pietra.

Uso del suolo nella storia: il paesaggio rurale

Gli insediamenti umani si sono impostati lungo le principali direttrici di trasferimento (antiche vie di passaggio) concesse dagli andamenti fisiografici del territorio, alla ricerca di agevoli passaggi ma anche in funzione di alcune necessità (osservazione e vedetta, disponibilità di superfici agricole più facilmente lavorabili, disponibilità di sorgenti e corsi d’acqua). Si evidenzia quindi un mutuo rapporto fra comunità umane e ambiente che prende forma nella diffusione di insediamenti nella fascia di contatto tra i ripiani e i pendii, dove si è impostato il paesaggio agrario bellunese.