Anello di Valòrna 1

Caratteristiche del percorso:

Lunghezza: 7,56 km Dislivello in discesa: 480 m Dislivello in salita: 480 m Durata: 2h/3h

Inquadramento geografico

La Valorna è una valle boscosa scavata dal Torrente Biotis, che scende dai fianchi settentrionali del Monte Santo e di Cima Sassuma. La valle a cui si accede facilmente dagli abitati di Rasai e di Porcen è chiusa da una spalla rocciosa che contiene le cime appena citate lungo una cresta che si unisce verso est alla mole del Monte Tomatico. Questa incisione ha da sempre concesso di poter risalire questo versante alzandosi di quota progressivamente anche fino alle forcelle e quindi alle quote più alte, alla ricerca di prati da falciare o da far pascolare. Le forcelle e la cresta inoltre erano zone di passaggio verso le valli meridionali del massiccio del Tomatico e dunque luoghi di contatto con ambiti legati alla pianura veneta. Anche le coperture boscose e la diffusione dei castagni facilitavano gli spostamenti fra questi luoghi. Ci troviamo di fronte ad un contesto di media montagna dove un’opera dell’erosione, la Valorna, risultò congeniale alle comunità locali nel risolvere molte esigenze e che quindi venne abitata o frequentata in vario modo nelle diverse stagioni. La valle è esposta a nord ovest ed ha la forma di un classico bacino idrografico, a goccia rovesciata. La testata della valle è stranamente incisa a raggiera con lo sviluppo di altri piccoli bacini idrografici secondari (partendo da occidente la Val Leip, la Val de la Giara, la Val Zarbotana, Val di Roas e Val del Fieno).

Il versante meridionale del complesso del Monte Tomatico è molto pendente a causa di motivi strutturali e al piede incontra un brusco cambio di pendenze dato dalla presenza di un’ampia superficie debolmente inclinata bordata a sud da una scarpata e modellata da antichi apparati fluvioglaciali. Su questo ampio terrazzo poggiano i paesi di Villaga, Tomo, Porcen e Seren del Grappa, Rasai invece pone le fonde su un conoide alluvionale depositato in tempi più recenti dal torrente Biotis.

SINTESI dei VALORI

Dall'antichità fino all’inizio del secolo scorso si hanno attestazioni della presenza in zona di tradizionali suddivisioni territoriali e amministrative, funzionali allo sfruttamento collettivo delle risorse boschive e naturali (prato pascolo, pietre da costruzione, acqua) che si riflettevano in forme di governo e gestione basate sugli antichi principi regolieri (propri delle proprietà collettive regolamentate).
Regola di Porcen:
Le regole erano antiche istituzioni che svolgevano ruoli aggregativi e di gestione delle risorse distribuite nei territori (legname, acqua, pietre, produzione agricole ecc.). Erano aggregati regolamentati che si basavano su antiche pratiche e beneficiavano di un bagaglio di conoscenze fatte di interazioni produttive con i luoghi. Vi prendevano parte le famiglie aventi diritto e si amministravano i territori intendendoli come beni comuni.

LISTEN Cargar Montagna - Autori Vari:


Vi fu un tempo in cui le regole erano presenti ovunque nel territorio bellunese e ve ne resistono alcuni scampoli in Comelico, in Cadore, nell’ampezzano e nell’alto agordino. In questa parte meridionale del bellunese non c’è quasi più traccia nella memoria collettiva delle regole. Ma a Porcen resiste un nome che da corpo alla piazza del paese dove c’è un grande sasso chiamato “sasso delle Regole”, dove si decidevano le cose più importanti per la collettività. Una sorta di altare di un tempio sorretto dall’intreccio delle relazioni e degli interessi nel rispetto degli equilibri.
Cosa resiste qui:Resistono nel paesaggio i segni di antiche frequentazioni, versanti terrazzati, muri a secco, castagni secolari (moronèr), appoggi rurali di mezza montagna, lungo le vie dell’alpeggio che miravano i pascoli d’alta quota sul versante meridionale del Monte Tomatico. Inoltre qui resiste una comunità e la sua memoria che attraverso le leggende restituisce un forte potere estetico a questi luoghi.