Feltre 2

RESISTERE PER ESISTERE

Il percorso che oggi vi proponiamo attraverso la città di Feltre tocca luoghi della Memoria della Resistenza e dell’occupazione nazifascista. L'intenzione non è quella di esaltare la Resistenza partigiana, né tantomeno il fascismo. Questo cammino vuole essere un’opportunità per riflettere e prendere coscienza dell’inutilità di qualunque guerra. La libertà di pensiero e azione sono valori imprescindibili che vanno permeati da un'etica profonda e condivisa. Questa semplice e condivisibile affermazione trova motivo di essere messa in discussione anche oggi giorno in riferimento a molti accadimenti che si verificano quotidianamente nel mondo. Nel dopoguerra infatti si sono impostate delle politiche globali che hanno prodotto moltissime guerre, violenze e disparità di cui spesso non teniamo conto applicando una diffusa ipocrisia di convenienza e una sistematica cancellazione della memoria. A fronte di questa considerazione, lo spirito della Resistenza andrebbe costantemente rinnovato e riadattato ai tempi in una logica che favorisca la Vita. Resistere per Esistere dunque.

Camminando per Feltre ed immergendosi fra le sue bellezze storiche ed artistiche risulta oggi difficile immaginarsi scenari tragici in questa città, ma come in altre città italiane le vicissitudini legate a guerre e conflitti di varia natura e importanza, anche qui, furono numerose nel corso della storia. Ultima in senso temporale la II° Guerra Mondiale, che vide questa città protagonista di grandi sacrifici, soprattutto durante le ultime fasi del conflitto. Il 19 luglio 1943 Mussolini aveva incontrato Adolf Hitler a Villa Gaggia (a circa 20 km da Feltre), in quello noto come l’Incontro di Feltre. Nell'occasione Mussolini puntò a persuadere Hitler al fine di ottenere per l'esercito italiano armi e mezzi sufficienti a proseguire la guerra, ma Hitler non gli permise di parlare memore dei fallimenti su obiettivi comuni che l’Italia avrebbe dovuto centrare. Il Duce fu interrotto con un fermo: “... così non va”. Mussolini non riuscì a imporre le sue richieste e, proprio in quei frangenti, gli aerei americani iniziarono a bombardare Roma per la prima volta, facendo circa 3000 vittime ed oscurando da lì in avanti il volto del Duce.

Lo spirito della Resistenza iniziò a diffondersi

Villa Gaggia oltre ad essere stata prescelta per lo storico incontro fra i due dittatori, avrebbe potuto essere anche sede di un risolutivo attentato.
Non mancarono in questo intento gli alpini reduci di Russia che, dopo aver subito immani sofferenze sui fronti, avevano rinnegato il fascismo. Fu infatti progettato un attacco che prevedeva il lancio di bombe e l’uccisione di entrambi i dittatori in un colpo solo, sperando quindi in una svolta decisiva dell’intero conflitto. Tutto era pronto ma l’attentato di Villa Gaggia fallì a causa di un’anticipazione (da alcuni storici attribuita al Vaticano) che mise gli ufficiali tedeschi e i vertici fascisti nella condizione di cambiare il cerimoniale all'ultimo momento e di dispiegare le SS (Schutzstaffel, letteralmente «squadre di protezione») a difesa dei dittatori. Contestualmente la presenza di molti alpini reduci di Russia di stanza a Feltre, ormai convintamente schierati per la Resistenza, condizionò forse la diffusione di un contagioso spirito antifascista.

LISTEN Lo Spirito della Resistenza - Part 1:


Resistenza Feltrina

Il Colonnello Angelo Zancanaro, ufficiale bellunese pluridecorato, l’8 settembre del 1943 si trovava a Tricesimo in provincia di Udine al comando del Battaglione Gemona della divisione Giulia. Sciolto il battaglione, Zancanaro rientrò a Feltre e clandestinamente organizzò un movimento di resistenza tra gli ex alpini appoggiandosi a Don Giulio Gaio leader dell’azione Cattolica Feltrina che allora contava circa 5 mila iscritti.

Si costituì così la Brigata Alpina Feltre, 350 uomini pronti a mobilitarsi quando gli alleati avrebbero iniziato a risalire l’Italia. A Feltre in quegli incerti anni vennero realizzate varie azioni che innescarono pesanti reazioni da parte delle truppe occupanti. I tedeschi che iniziavano a subire la situazione si imposero di stroncare la Resistenza ed il 19 giugno 1944 a Feltre uccisero Zancanaro, il figlio Luciano, l’ingegner Piero Vendramin, Oldino De Paoli ed il veneziano Romano Colonna ospite di passaggio in seminario. Quella notte arrestarono inoltre 31 cittadini di Feltre tra cui Don Giulio Gaio e Monsignor Candido Fent rettore del seminario. A Belluno vennero arrestati 20 cittadini.

LISTEN Lo Spirito della Resistenza - Part 2:


I tedeschi pensarono di avere assestato un colpo micidiale alla Resistenza, ma solo qualche giorno dopo nella canonica di Fianema (Cesiomaggiore) si decise l’unificazione di tutte le forze militari della Resistenza feltrina. Sulle Vette Feltrine, in Pietena, pose la sua sede la Brigata Gramsci una delle più prestigiose della Resistenza italiana, forte di circa 1000 uomini. Molte persone indiziate di parteggiare per la Resistenza vennero minacciate, malmenate e rinchiuse in prigione. La popolazione manifestava il dissenso in modo intelligente facendo fronte comune ma non sfidando apertamente le autorità. Non mancarono tuttavia gli attentati e gli assalti. L’appoggio dato ai battaglioni che via via andavano radunandosi sulle Vette fu molto grande e trasversale.
Durante l’estate 1944, la Brigata Gramsci aveva al suo attivo 160 azioni militari, dimostrandosi una vera e propria spina nel fianco per le truppe tedesche. Nell’autunno 1944, i generali tedeschi ordirono una serie di grandi rastrellamenti per annientare i partigiani.

Il 10 settembre 1944 nella caserma Zannettelli di Feltre il generale delle SS Karl Brunner, alla presenza di due ufficiali italiani, lanciò contro la Resistenza l’operazione Piave. Il massiccio del Grappa e le Vette Feltrine vennero letteralmente circondati da più di 8000 uomini armati di tutto punto. Sul Grappa fu un massacro. Sulle Vette Feltrine il rastrellamento ebbe inizio il 29 settembre 1944, molte case furono date alle fiamme e molte persone furono arrestate o uccise. Il grosso dei partigiani riuscì però a sganciarsi mettendosi in salvo. Il 3 ottobre i tedeschi circondarono Feltre ed ammassarono nel cortile della Metallurgica oltre 2000 persone. 114 cittadini vennero deportati a Bolzano, la sera del 5 ottobre tre partigiani furono impiccati a Porta Castaldi.
Nell’inverno le Brigate partigiane si ricostituirono lentamente finché si giunse finalmente alla Liberazione di Feltre, il primo maggio 1945.

LISTEN Lo Spirito della Resistenza - Part 3: